In Giappone, l’autunno ha un nome tutto suo: si chiama momiji (紅葉), parola che indica le foglie d’acero che si tingono di rosso, ma anche il gesto di osservarle e ammirarle.
C’è persino una parola per definire questa attività: momijigari (紅葉狩り), letteralmente “caccia alle foglie rosse”.
Una caccia senza rumore, senza fretta, senza bersagli. Solo lo sguardo, e il desiderio di attraversare il tempo che cambia.
Quando inizia il momijigari?
Il momijigari comincia intorno a fine settembre a nord, nell’isola di Hokkaidō, e “scende” man mano verso sud fino a novembre inoltrato.
Come per i ciliegi in primavera, anche in autunno si tiene d’occhio il kōyō front, ovvero la “linea del foliage”, con previsioni meteo che indicano il picco di colorazione fogliare nelle varie zone del Giappone.
I luoghi più iconici? Il monte Daisen, il tempio Kōyasan, il parco di Nikkō, la valle di Kamikōchi e i giardini di Kyoto. Ma anche nei piccoli quartieri, nei parchi di periferia, tra le strade secondarie, c’è sempre un angolo dove il rosso prende il sopravvento e incanta.
Una tradizione che arriva da lontano
Il momijigari ha origini antiche, risalenti al periodo Heian (794–1185), quando nobili e poeti si ritrovavano nei giardini per comporre versi ispirati al paesaggio.
Proprio in quei secoli nasce la sensibilità estetica giapponese che dà valore all’effimero: i fiori che cadono, le foglie che ingialliscono, la bellezza che sfuma.
Ancora oggi, molte famiglie si ritrovano nei fine settimana per passeggiare nei boschi, fotografare gli aceri e gustare uno bentō stagionale, il tipico pranzo al sacco che segue il ritmo della natura.
I bambini raccolgono foglie da conservare tra le pagine dei quaderni o usano le più belle per piccoli lavoretti autunnali.
Cosa si mangia durante il momijigari?
Come ogni rito giapponese che si rispetti, anche il momijigari ha i suoi sapori.
Tra i dolcetti stagionali troviamo:
- Momiji manju: dolcetti a forma di foglia d’acero, ripieni di anko (crema di fagioli rossi).
- Imo yōkan: gelatina dolce a base di patate dolci, servita fredda.
- Castagne e kaki: frutti dell’autunno, spesso presenti nei pranzi all’aperto.
- Tè caldo e dolcetti wagashi, serviti nei templi e nei giardini per chi partecipa a cerimonie o visite guidate.
Tutto profuma di quiete, di infusi leggeri e di tempo condiviso.
Un’attività da proporre anche in famiglia
Anche in Italia, possiamo ispirarci al momijigari per vivere l’autunno con i bambini in modo più consapevole.
Basta una passeggiata tra gli alberi, un sacchetto di carta per raccogliere le foglie, un tè caldo e la voglia di raccontarsi.
Si possono osservare le forme delle foglie, i colori che cambiano, gli alberi che perdono la chioma.
Possiamo creare un piccolo diario del foliage, incollare le foglie più belle, scrivere una frase o disegnare un paesaggio.
E magari, ispirati dalla tradizione giapponese, comporre un haiku sull’autunno.
Il Giappone ci insegna a rallentare anche solo per guardare un albero che cambia colore.
E in questo gesto semplice, c’è tutta la poesia dell’autunno.